Antonio Bruno, L’ultimo  racconto,  Calderini Editore, 1979
 

Gli esponenti della cultura ufficiale, come per tacito accordo, si sono da sempre impegnati nell’esaltazione dei valori individuali finendo con lo snaturare l’essenza dell’uomo: dalle versioni passate e moderne del  Candido, oppresso da una oscura società, all’intellettuale in perenne ricerca di quell’identità che, a tutt’oggi, non risulta abbia ancora trovato, fino alle recenti allucinazioni del “privato” e del “personale”. Dopo  Quasi uomo, pubblicato nel 1977, Antonio Bruno propone un nuovo volume di racconti filosofici  dal titolo emblematico “L’ultimo racconto”.  Con una narrativa ricca di contenuti ma non priva di suggestioni; in particolare con le storie:  Una limitata autonomia,   L’intuizione Corpo di donnaI confini del cielo e  Il nipote del  Sommo Pontefice, l’autore  cerca  di capovolgere i termini del discorso, prestando la penna all’inconscio e accusare l’individuo contemporaneo  racchiuso nella cappa dell’Io, sordo ai richiami del  passato e alle invocazioni del futuro, sempre più  incapace di aprirsi uno spiraglio nel tempo.

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