Philosophiana era un antico luogo frequentato, si presume, da filosofi e si trovava in Sicilia in una distesa pianura contornata da colline, pochi chilometri a sud di Piazza Armerina, dov’è stata dissepolta la villa romana coi vasti e splendidi pavimenti musivi. 

Ai giorni nostri quel sito archeologico non è facilmente rintracciabile: le carte geografiche, anche particolareggiate, non lo riportano e non vi sono colonne marmoree o mosaici policromi a testimoniare l’antica e suggestiva località, ma raccolti ruderi e qua e là nei campi, fra opunzie e sambuchi, alcune pietre dorate affiorano come pensieri sepolti.

Una situazione che può essere assunta come metafora della condizione filosofica attuale, dispersa in metafisiche e spesso vane teorie, fra lacerti scientifici, alla ricerca di una sintesi unificante che molti auspicano, ma che nessuno in realtà sembra volere.

Questo sito virtuale – una sorta di “piazza dei  liberi pensatori” - appartiene all’universo sepolto della filosofia prodotta in provincia e quindi in libertà, fuori cioè dai consueti percorsi del mondo accademico che la rifiuta a priori, impegnato soprattutto in se stesso e nella  continua elusione delle domande fondamentali sull’uomo e sulla vita.

Il filosofo Michel Foucault, nel corso tenuto al Collège de France negli anni Settanta, definiva un simile pensiero, disperso e nascosto, con l’espressione sapere selvaggio, ma tuttavia genuino, vitale, a volte originale, comunque da riscoprire e valorizzare in una sorta di “archeologia dei saperi”: è in fondo ciò che idealmente questo sito filosofico ambirebbe essere, per far sì che Philosophiana, la “città dei filosofi”, possa tornare a vivere.

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